domenica 5 gennaio 2014

L'UDITO LA PORTA PER LA LIBERAZIONE



Possiamo non renderci conto che i nostri organi uditivi hanno un ruolo vitale nel determinare la nostra destinazione spirituale.

Il corpo umano è dotato di cinque sensi con i quali ci connettiamo al mondo esterno. Questi cinque organi di conoscenza, noti nei Veda come jnanendriya (jnana “conoscenza”; indriya “sensi”), sono gli orecchi, gli occhi, la lingua, il naso e la pelle. Per mezzo di essi riceviamo informazioni sul mondo esterno e sulla base di queste agiamo e reagiamo. Tra questi sensi gli orecchi sono più attivi degli altri quattro. Srila Prabhupada ha spiegato la superiorità degli orecchi: Supponiamo che tu stia dormendo. Ora anche tutti i tuoi sensi dormono, ma l’orecchio no. Quando un uomo dorme e qualcuno viene per ucciderlo, che cosa dici? Tu gridi: “Signor Tal dei Tali svegliati! Svegliati! Sei in pericolo.” In un modo diverso tutti i sensi ci sono, ma solo l’orecchio ti aiuterà. Gli occhi ci sono, le mani ci sono, le gambe ci sono, c’è tutto – nessuna di queste membra, di queste parti del tuo corpo ti aiuterà. Solo l’orecchio ti aiuterà quando sarai in pericolo. (Lezione tenuta a San Francisco il 21 luglio 1975) Anche il rumore più leggero può essere sufficiente a svegliare una persona che dorme.

Ascoltare il Suono Spirituale

Di solito le persone mostrano grande interesse ad ascoltare argomenti materiali, a leggere giornali e riviste o a guardare la televisione. Oggi, grazie ad Internet chiunque da qualunque parte del mondo può accedere ad informazioni, ascoltare la musica o guardare dei video semplicemente premendo un tasto. Lo Srimad-Bhagavatam (2.1.2) condanna l’ascolto di argomenti materiali privi di valore spirituale:

srotavyadini rajendra
nrinam santi sahasrasah
apasyatam atma-tattvam
grihesu griha-medhinam

“Ciechi alla conoscenza della Verità suprema, quegli uomini che sono troppo immersi nella vita materiale hanno innumerevoli argomenti che sono per loro oggetto di ascolto, o imperatore.”

Nel commento Srila Prabhupada scrive: “Essi hanno molti argomenti politici, scientifici, sociali, economici e così via – che sono per loro oggetto d’ascolto, ma a causa della loro scarsa conoscenza trascurano la questione delle sofferenze fondamentali della vita, cioé la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte. In realtà, la vita umana ha lo scopo di mettere un termine definitivo a queste sofferenze, ma il griha-medhi [capofamiglia ignorante], abbagliato dall’energia materiale, dimentica completamente la realizzazione spirituale.” Nell’ambito spirituale l’ascolto è considerato il mezzo più elevato per la realizzazione del sé. Le Scritture vediche, soprattutto lo Srimad- Bhagavatam, glorificano costantemente l’importanza dell’ascolto del suono divino al fine di ottenere la perfezione spirituale più elevata.

Come una persona che dorme può essere svegliata dal suono, così una persona spiritualmente addormentata, profondamente immersa nel torpore dell’ignoranza può essere risvegliata dal suono trascendentale. Questo suono la risveglierà alla coscienza spirituale. Per questa ragione gli orecchi sono considerati la porta d’accesso al mondo spirituale, perché permettendo al suono giusto di entrare nei nostri orecchi, apriamo la porta della liberazione. Se siamo abbastanza fortunati da ascoltare il suono trascendentale – la vibrazione dei santi nomi di Krishna o la glorificazione di Krishna e dei Suoi devoti – allora gli orecchi aprono la porta dei nostri cuori e il Signore può entrarvi.

Srila Prabhupada scrive: “Il primo e più importante degli impegni devozionali consiste nell’ascoltare le glorie di Krishna. È questo il modo, potente e assoluto, di liberare la mente da tutti i dubbi, perché più sentiamo parlare di Krishna più la nostra visione spirituale si schiarisce e più ci distacchiamo da tutto ciò che può far allontanare la nostra mente da Krishna. (Bhagavad-gita 6.35, Spiegazione) Sri Caitanya Mahaprabhu, mentre diffondeva il movimento del sankirtana in tutta l’India, supplicava chiunque incontrasse dicendo: “Svegliatevi, anime dormienti! Avete dormito così a lungo nel grembo della strega Maya. Ho portato la medicina per distruggere le sue illusioni. Ora invocate questo hari-nama maha-mantra e tenetelo con voi.” Come le braci ardenti possono continuare a bruciare sotto un mucchio di cenere calda, così l’amore di Dio, sebbene nascosto, brucia nell’intimo del cuore di ogni essere vivente. E come un soffio d’aria sulle ceneri ardenti può riaccendere una fiamma, così l’ascolto delle glorie del Signore può evocare in una persona l’amore dormiente per Dio e far rivivere la sua connessione con Lui.

Gli Effetti Graduali dell’Ascolto

Quando i dolci divertimenti del Signore, che emanano dalla bocca dei puri devoti nella forma di vibrazioni trascendentali, entrano negli orecchi e nel cuore, sentiamo sollievo dalle brucianti sofferenze dell’esistenza materiale, come in un deserto caldissimo una persona sente sollievo grazie alla pioggia. Con l’ascolto delle attività di Dio riceviamo la Sua misericordia e gradualmente ci sentiamo ispirati a servirLo con amore. Lo Srimad-Bhagavatam (1.2.17-21) descrive sistematicamente come la nostra devozione per Krishna si evolve gradualmente se ascoltiamo con sottomissione le vibrazioni trascendentali dei santi nomi di Krishna e dei Suoi divertimenti:

Sri Krishna, il Signore Supremo, il Paramatma [l’Anima Suprema] nel cuore di ogni essere e il benefattore del devoto sincero, toglie ogni desiderio dal cuore del devoto che ha sviluppato il vivo desiderio di ascoltare il Suo messaggio, colmo di virtù quando è trasmesso e ricevuto adeguatamente. Ascoltando regolarmente lo Srimad-Bhagavatam e servendo i puri devoti del Signore, tutto ciò che turba il cuore è completamente distrutto e il servizio d’amore al Signore Supremo, glorificato con inni trascendentali, vi si stabilisce in modo irrevocabile. Appena il servizio di devozione si stabilisce in modo irrevocabile nel cuore gli effetti della passione e dell’ignoranza, come la lussuria, il desiderio e l’avidità svaniscono. Il devoto si situa allora nella virtù e diventa completamente felice. Situato così nella virtù e con la mente ravvivata dalla pratica del servizio di devozione, il devoto ottiene la liberazione, spezza ogni legame con la materia e accede alla scienza del Signore Supremo. Allora il nodo del cuore è tagliato e tutti i dubbi dissipati. Quando l’essere realizza che l’anima domina sul corpo, anche la catena delle azioni interessate si spezza.

Anche Prahlada, il famoso bambino santo, raccomanda l’ascolto, superiore a tutti gli altri metodi di servizio devozionale. Questo perché ascoltare i divertimenti e le glorie del Signore costituisce la base del servizio di devozione. È per mezzo dell’ascolto che il Signore, nella forma del suono, entra nei nostri cuori; gli altri metodi seguono in successione. Quando ascoltiamo con fede il potente racconto spirituale delle gloriose attività di Krishna da fonti autentiche, tutto ciò che nel cuore non è di buon auspicio viene distrutto come erbacce sradicate da un appezzamento di terra. Gradualmente, in questo terreno fertile, il seme del vero amore per Dio mette radici e germoglia. Chi è sinceramente umile ed ha una fede totale nelle parole delle Scritture può ottenere questo amore per il Signore. Non è necessario essere molto intelligenti, avere una buona cultura, essere ricchi o essere in età avanzata. Non è necessario essere un uomo o una donna, essere di alta o di bassa casta. L’unico criterio è che si dovrebbe ascoltare il messaggio trascendentale del Signore con fede e sottomissione.

Il Suono Divino per l’Era Moderna

Le Scritture vediche hanno registrato alcuni dei più importanti fra gli illimitati divertimenti di Krishna e tra tutte le Scritture vediche due sono da ritenersi le più importanti, specialmente nell’era attuale: la Bhagavad-gita e lo Srimad- Bhagavatam. La Gita è l’essenza di tutte le Upanisad perché è enunciata da Dio, la Persona Suprema, Krishna Stesso; il Bhagavatam è considerato il “frutto maturo di tutta la letteratura vedica”. A chi dedica un tempo sufficiente all’ascolto e all’analisi di queste due Scritture viene assicurato il ritorno da Dio. Inoltre, Sri Caitanya ci ha consigliato di cantare il più potente mantra di quest’era, il maha-mantra Hare Krishna, è il mezzo migliore per contrastare l’influenza degradante dell’era di Kali. Nel Kali-yuga il santo nome del Signore è l’incarnazione di Sri Krishna: kali-kale namarupe krisna-avatara (Caitanya-caritamrita, Adi-lila 17.22). È molto potente e in grado di sradicare completamente le qualità negative della lussuria, della collera, dell’avidità, dell’invidia e del falso ego, che sono le cause principali di sofferenza nel mondo materiale.

I Pericoli dell’Ascolto

Detto tutto ciò, dobbiamo scegliere con attenzione da chi ascoltare, perché l’ascolto da fonti non autorizzate può contagiare in modo rovinoso la nostra vita spirituale. Il Padma Purana ingiunge di non ascoltare i non devoti:

avaisnava-mukhodgirnam
putam hari-kathamritam
sravanam naiva kartavyam
sarpocchistam yatha payah

“Non si dovrebbe ascoltare niente che riguarda Krishna da chi non è un Vaisnava. Il latte toccato dalle labbra di un serpente diventa velenoso; nello stesso modo anche i racconti su Krishna riferiti da chi non è Vaisnava sono velenosi.”

Srila Prabhupada spiega: “Le parole e i canti di una persona non fissa nel comportamento da Vaisnava, che non segue strettamente tutte le regole e il canto del mantra Hare Krishna non dovrebbero essere accettati dai puri devoti.” Inoltre, Srila Bhaktivinoda Thakura afferma che chi pratica il servizio di devozione non dovrebbe mai ascoltare critiche su Krishna o sui Vaisnava. Ogni volta che vengono pronunciate queste parole nocive, un devoto dovrebbe immediatamente abbandonare quel posto. Il devoto che, debole di cuore e timoroso di disturbare gli altri, ascolta le critiche rivolte a Krishna e ai Vaisnava, cade gradualmente dalla piattaforma del servizio di devozione.

L’atto di ascoltare, sebbene semplice, può premiarci con la più elevata perfezione: il puro amore per Dio e l’eterno servizio a Lui. Questo è testimoniato da numerosi esempi. Re Pariksit e la regina Rukmini, per esempio, vengono celebrati nelle Scritture per il loro ardente desiderio di ascoltare. Per dare l’opportunità trascendentale dell’ascolto, Srila Prabhupada ha istituito nei templi ISKCON la lettura giornaliera dello Srimad-Bhagavatam e della Bhagavad-gita, e chiunque può venire nel tempio ad ascoltare i messaggi trascendentali delle Scritture. È necessario per tutti noi trarre vantaggio da questo metodo e così prepararci la via per il viaggio finale – il ritorno da Dio.

 di Ahladini R. Devi Dasi

La musica e la tradizione Vaisnava


“Io sono il suono nell’etere” (B.G.: 7.8
Mio fratello maggiore aveva i biglietti per una “Retrospettiva su Bach” e m’invitò ad andare con lui. Avevo appena letto un libro sulla vita di questo famoso compositore e vidi in questo invito l’opportunità di stare insieme con un caro congiunto che vedo troppo raramente. Bach nacque in Germania nel 1685 e fu cresciuto come cristiano evangelico luterano. Provava grandissimo piacere nel comporre canti ispirati alla Bibbia. Poiché la sua opera segna un culmine della civiltà occidentale, mi sentii rincuorato nel leggere che gran parte di essa era basata sulla religione e sulla spiritualità. Nel programma si citavano altri geni della musica, che dimostravano anch’essi di essere completamente assorti nella coscienza spirituale. Beethoven aveva scritto: “La musica è l’elemento di mediazione tra la vita intellettuale e quella dei sensi, l’unico ingresso spirituale in una realtà più elevata.”
“La musica loda Dio,” diceva Stravinsky. “La musica riesce a lodarLo come e meglio della costruzione di una chiesa con tutte le sue decorazioni; la musica è il più grande ornamento della chiesa.” Molti dei migliori musicisti del mondo nel periodo classico della musica occidentale si sono dedicati a Dio. Forse si trattava dell’enfasi religiosa di quel tempo. Si può pensare che i più famosi musicisti vedevano la musica, come tutto il resto, come un dono, un bene da usare al servizio del Signore. Entrando nella sala del concerto, ebbi appena il tempo di scambiare qualche idea con mio fratello. Espressi la considerazione che i sentimenti di gioia suscitati dalla musica, dagli inni e da una melodiosa glorificazione di Dio possono essere un tipo di teologia sonora, in cui sia l’esecutore che l’ascoltatore possono comprendere il divino altrimenti difficile da percepire con altri mezzi.
Come la maggior parte degli altri nella sala, però, mio fratello era naturalmente più interessato ad ascoltare la musica che a fare considerazioni filosofiche su di essa. Dissi alcune parole sull’uso della musica come mezzo per l’avanzamento spirituale. Egli mi rispose con un forte “shhh!” e ci mettemmo a cercare i nostri posti. Cominciai a riflettere sulla tradizione da me seguita, il Vaisnavismo o coscienza di Krishna. Ricordai di aver letto che molti versi del Sama Veda sono gli stessi del Rig Veda ma con una metrica più melodiosa. Pensai anche agli scritti dei saggi vedici e al fatto che i versi sanscriti, come anche quelli in bengali della tradizione Gaudiya Vaisnava, usano metriche e melodie diverse. La nostra tradizione Vaisnava ci dice che tutte le parole di Dio sono canti. Alcuni esseri più elevati citati nella letteratura vedica sono spesso musicisti. Sia la dea Sarasvati sia il saggio celeste Narada suonano la vina (il liuto indiano).
Siva esegue con eleganza la Sua danza cosmica alla fine del tempo e lo fa al suono del suo tamburo dindin. Krishna affascina i Suoi puri devoti con le note dolci del Suo flauto magico e con la dolcezza della Sua voce. Come Srila Prabhupada scrive nel Libro di Krishna: Dio, la Persona Suprema (Capitolo 33): “In verità il mondo intero è pervaso dal canto di Krishna, che però viene apprezzato in modo diverso dai diversi esseri viventi.” Dallo Srimad-Bhagavatam (3.12.47) apprendiamo che Brahma creò le sette note originali della musica e le usò per creare l’universo. Srila Prabhupada nel suo commento scrive: Le note musicali sono sa, ri, ga, ma, pa, dha e ni. Tutti questi suoni appartengono in origine allo sabdabrahma, la vibrazione spirituale... In ultima analisi non esiste nulla di materiale, perché tutto ha origine nel mondo spirituale. La manifestazione materiale è dunque giustamente considerata un’illusione nel vero senso della parola.
Per le anime realizzate non esiste niente che non sia spirituale. Queste due ultime frasi sono particolarmente significative: mentre ogni suono è in definitiva spirituale – e uno studente avanzato nelle scienze spirituali può facilmente percepirlo – esiste una gradualità per coloro di noi che non sono così avanzati. Alcuni suoni possono trascinarci ancor più nell’illusione. Mentre pensavo queste cose, persi temporaneamente il filo dei miei pensieri abbandonandomi alla consapevolezza esterna della composizione di Bach che veniva eseguita davanti a me. Mi chiedevo che cosa avrebbe pensato di questi suoni Srila Prabhupada, un puro devoto, che poteva percepire le loro vere vibrazioni spirituali – avrebbe detto che questi suoni sono purificatori e tali da portarmi più vicino a Krishna o no?
Bach creava i suoni alla ricerca di Dio, perché desiderava profondamente conoscere il suo creatore, di vederLo e di sentirLo. Perciò ero certo che questi suoni avevano una maggiore capacità di elevare rispetto, diciamo, a quelli stridenti del rock o del rap, che normalmente si concentrano su argomenti materiali, con code sonore che provengono dalla passione e spesso dal tormento. Tuttavia, anche se al confronto la musica di Bach è spirituale o se perlomeno riflette un tipo di virtù, quanto potrebbe essere valida nel portare una persona alla destinazione definitiva? In breve, quanto è pura?
  La Musica Vaisnava
Il mio pensiero tornò alla musica Vaisnava. Il principio Vaisnava è usare la musica per compiacere il Signore ed aiutare le persone a progredire nella perfezione spirituale. Non è arte per l’amore dell’arte – o musica per amore della musica. È musica per l’amore di Dio. Dunque la vera musica spirituale, dal punto di vista Vaisnava, deve essere fondata sui principi devozionali. Essa deve nascere dalla purezza, portare chi l’ascolta alla purezza e concludersi facendo crescere la purezza di chi ascolta. Idealmente, dovrebbe essere libera dall’ego o dalla sfoggio ostentato di virtuosismo. Essa si concentra piuttosto sull’accrescere il sentimento di servizio a Dio, generando amore per Dio, la Persona Suprema. Questo pensiero portò la mia mente ai rasa-lila di Krishna. Secondo il Bhakti-ratnakara, una Scrittura in bengali del diciassettesimo secolo, l’origine della musica Vaisnava è in realtà questa amorosa danza in cerchio del Signore, in cui Krishna e le Sue amiche pastorelle, le gopi, usano numerosi strumenti musicali per accompagnare i loro molti sogni d’amore.
La Quinta Onda (capitolo) del Bhakti-ratnakara inizia con una lunga parte dedicata alla musica Vaisnava. Essa spiega la complessità della glorificazione del Signore con varie melodie e vari strumenti, e conclude dicendoci che il kirtana, il canto collettivo nel quale i devoti s’impegnano attualmente, è il culmine dell’esperienza musicale che usa ritmi (tala) tonali e politonali, che fissa strutture melodiche (raga), gesti che esprimono le emozioni (abhinaya) e perfino la danza (natyam).Tutte queste caratteristiche sono presenti nel rasa-lila. Per i devoti, naturalmente la musica si concretizza nel kirtana, la forma più importante di musica perché dedicata al cento per cento alla glorificazione di Dio. Gli stili musicali Gaudiya Vaisnava, come il garanhati di Narottama Dasa, il manoharshahi di Srinivasa e il reneti di Syamananda, usano tecniche diverse anche se molte delle sfumature oggi sono perse per noi. Il garanhati per esempio inizia lentamente e in modo melodioso, con un semplice battito che gradualmente costruisce una maggiore complessità e alla fine un crescendo ricco di canto e danza.
A differenza dalle altre forme di kirtana, questa forma speciale della musica Vaisnava comprende sempre liriche che glorificano Sri Caitanya (gaura-candrika) prima di glorificare Krishna. L’essenza di queste tecniche è stata trasmessa da maestro a discepolo e lo spirito costitutivo di questi spettacoli di kirtana si può trovare in ogni tempio Hare Krishna. Mentre tutte le forme di musica dovrebbero glorificare il Signore, la musica del kirtana è dedicata esclusivamente a questo scopo e noi possiamo parteciparvi secondo il desiderio e lo spontaneo sentimento del nostro cuore. Le Scritture e i maestri Vaisnava del passato definiscono la musica come una scienza dettagliata, ed è vero. Quello che però veramente cercano di trasmettere è il bhava o emozione del kirtana. È questo che trasporta una persona fino al regno di Dio. Cantare i nomi di Dio è l’essenza della musica e i Vaisnava si concentrano su questo aspetto del suono trascendentale.
La Musica come Espressione Devozionale
“Ti è piaciuta l’esecuzione?” mi chiese mio fratello alla fine del concerto. Distraendomi dalla mia meditazione sulla musica Vaisnava gli risposi di sì. La finalità essenziale di Bach, pensai, è concentrata sull’uso della musica in modi devozionali e questo è proprio ciò che la tradizione Vaisnava indica come scopo della musica. “Penso che a Bach sarebbe piaciuta la visione cosciente di Krishna del mondo spirituale,” dissi. “L’antichissimo testo conosciuto come Brahma-samhita (5.56) dice: ‘Nel mondo spirituale ogni passo è una danza e ogni parola è un canto’. La musica pervade il mondo spirituale. E i devoti di Dio che sono nel mondo presente riempiono le loro vite con canti e danze devozionali per prepararsi ad entrare nel regno dei divertimenti di Krishna pervaso dalla musica.” Lasciando dietro di noi l’eco dell’ispirante musica devozionale di Bach uscimmo dalla sala del concerto ed entrammo nella cacofonia dei suoni delle strade di New York City.

 di Satyaraja Dasa

LA MUSICA DELL'UNIVERSO: RELAZIONE TRA NOI E SUONI SACRI di Krishna Kanta Dasi (Catherine Ghosh)


Tutto inizia da un seme. Le scritture antiche descrivono questo seme originale, chiamato bija, come un suono. Esse raffigurano l’immagine mistica di un suono primordiale dal quale l’intero cosmo si è manifestato. Vedono pianeti, stelle, galassie legate insieme magicamente da frequenze sonore. Anche la fisica quantistica ha da poco scoperto questo campo di vibrazione dinamica che unifica e sostiene, sopra il quale fluttua tutta l’esistenza. 
Il nostro universo fisico contiene in sé stesso delle caratteristiche musicali. A livello atomico, ogni cosa danza, creando la sua propria “musica”, vibrando a diverse frequenze sonore. Ci sono suoni che ci imprigionano in questo mondo temporaneo e suoni che ci liberano da esso. Nello yoga  sintonizziamo noi stessi su quelli liberatori, cioè le frequenze divine dell’universo. Attraverso la pratica dello yoga, possiamo partecipare alla sinfonia dei suoni sacri.
Tra tutti gli antichi rituali dell’umanità, nessuno è così largamente applicato in questi tempi moderni come quello che rende gloria alla divinità mediante il canto o la recitazione. In tutte le varie tradizioni e fedi che abbelliscono il mondo, sia che una persona sia cosciente che la vita origini dal suono oppure non lo sia, il cuore dell’uomo è stato sempre motivato ad esprimersi attraverso il suono. Dopotutto, noi veniamo all’esistenza come neonati attraverso il suono. La conferma della nostra esistenza avviene quando i nostri primi pianti sollecitano una amorevole e appropriata risposta dai nostri genitori. Così impariamo che possiamo influenzare la vita intorno a noi tramite il suono, e reciprocamente siamo incredibilmente influenzati dai suoni dell’ambiente circostante. L’esperienza uditiva lascia delle impressioni nella nostra coscienza che sono differenti da qualsiasi altro stimolo percepito dai nostri sensi. Il potenziale che il suono possiede nell’influenzarci ad un profondo livello emotivo fa della musica il nostro linguaggio universale. In accordo alle antiche tradizioni, la musica è ovunque.Noi ascoltiamo il linguaggio musicale nel canto degli uccelli, nel gorgoglìo dei ruscelli, nel rullare dei tamburi, nei grilli della sera, nel mare in tempesta, nel riso, nel pianto, in ogni cosa. Le più antiche tradizioni credevano che l’universo intorno a noi “cantasse”, comunicandoci. La vibrazione energetica che produceva il suono era in sé stessa evidente e i significati di questi canti non richiedevano spiegazioni. In sanscrito, questo si chiama samskrita, o “comunicazione perfettamente compiuta” perché denota un’intima relazione tra la struttura della realtà e il suono prodotto. La filosofia mimamsa dichiara che tutti i suoni esistono eternamente e richiedono solo una variazione delle arie oppure del respiro (individuale o universale) affinché si manifestino. Questo movimento delle arie (prana) è attivato dal fuoco (agni), oppure dalla luce, simbolo di conoscenza. Il linguaggio sanscrito si crede sia stato generato da una conoscenza segreta trasmessa dal suono che è uno dei più potenti mezzi di rivelazione. Gli antichi inni vedici (dei Veda) sono dirette manifestazioni dei suoni sacri che ascoltiamo (shruti) dai saggi poeti che li sintetizzano mettendoli in forma scritta. Questo “ascolto” avviene dapprima nella propria coscienza. Queste rivelazioni assumono una controparte sonora. La consistenza tra i suoni (shabda) e il loro significato (artha), la realtà così annunciata, stabilisce la chiarezza nella comunicazione. L’universo ha sempre parlato all’uomo in un linguaggio chiaro. Ma cosa ci sta dicendo?L’universo ci parla costantemente della natura divina di tutto ciò che ci circonda! La Chandogya Upanishad descrive che tutta la musica, tutte le canzoni, le parole e tutti i suoni sono uniti tra di loro dal pranava omkara, come foglie unite al ramo. Gli yogi identificano la sillaba sacra “OM” come il suono sacro originale dal quale provengono tutti gli altri suoni. Non fu mai creato e non sarà mai distrutto. Tutti i suoni esistono eternamente all’interno dell’OM ed è solo un cambiamento nel livello vibrazionale della nostra coscienza che produce suoni diversi. Poiché “la natura dell’etere nello spazio del cuore” (antar-hridayakasha-shabdham) è in effetti uguale alla sillaba OM, questo cambio di coscienza inizia con il parlare e cantare dal profondo del cuore. I praticanti seri dello yoga hanno come scopo il generare suoni che emanano direttamente dai loro cuori, dallo spazio dentro di noi, che è qualitativamente non differente dall’OM. Molto spesso un cuore addolorato, solo, affamato inizia il proprio viaggio nel suono sacro.La letteratura vedica ci offre una bellissima narrativa illustrandoci il modo in cui il primo essere creato sperimentò il suono sacro. Questo si collega con il profondo desiderio di unirci con le nostre aspirazioni divine. Il primo essere creato, Brahma (la divinità dei Purana), si sentiva insoddisfatto, seduto in solitudine sul fiore di loto della sua coscienza che stava sbocciando. Brahma si mise ad ascoltare in quieta meditazione, cercando di capire la ragione della sua esistenza e invitandola a manifestarsi. Sintonizzandosi con la musica dell’universo, ‘vak’, ella apparve davanti a lui come Sarasvati, la dea della musica e del sapere, offrendogli un valido strumento per aiutarlo a concentrarsi dentro il suo cuore.
Questo strumento è il mantra che servì a liberare (tra) la sua mente (manas) per raggiungere un livello di ricettività al suono sacro. Quando il potere di ascolto divenne sempre più profondo, egli sentì il suo cuore impregnarsi di shabdha brahman (il termine usato nelle Upanishad per designare il divino), o il suono assoluto. Questo suono incantevole era quello del flauto di Krishna, che nella sua potenza spirituale non differisce dall’OM, il quale sbocciò dapprima nel gayatri mantra, poi nei quattro versi essenziali del Bhagavata purana e successivamente nell’intero Veda! In tale modo la ricerca del significato della vita e delle rivelazioni divine diventano strettamente unite alla sperimentazione dei suoni sacri. I mantra ci preparano a questa esperienza
I mantra sono le chiavi della creazione. Le loro vibrazioni, come le parole e la musica, sono infuse di energie creative specifiche. L’antica scienza medica dell’Ayur Veda riconosce tre tipi di mantra che corrispondono alle tre qualità caratteristiche della natura che permeano l’universo fisico. I testi vedici descrivono questa energia costituita da suoni come uno stampo, un progetto mediante il quale un suono assumerà una forma fisica o mediante l’effetto che avrà sull’ambiente. Particolari codici sonori informano la materia sull’aspetto che dovrebbe avere. Le rappresentazioni visuali dei mantra che comprendono colori specifici e strutture geometriche che assorbono l’energia dei mantra sono chiamati yantra. Dagli yantra sono generate altre forme. Qualsiasi oggetto materiale incontriamo, perfino ogni emozione sottile, ha una controparte sonora. Alcuni yogi mistici riescono, in modo strabiliante, a manifestare un oggetto fisico recitando un mantra il cui suono contiene i semi per la creazione dell’oggetto. Noi abbiamo la stessa capacità mistica di manifestare la nostra coscienza divina attraverso dei mantra dall’origine sonora appropriata. Questa coscienza divina è dentro di noi, nel più profondo del nostro essere.
La più potente esperienza del mantra divino accade quando noi liberiamo la nostra mente nella sua manifestazione sonora attraverso una recitazione costante: “Questa [rappresentazione verbale del Supremo] deve essere ripetuta costantemente e il suo significato è percepito nel cuore” (taj-japas tad-arthabhavanam, Yoga Sutra 1.28, traduzione del Dott. Graham Schweig). Il saggio Patanjali incoraggia qui una continua e sentita ripetizione del mantra divino, il quale invita l’essenza spirituale a manifestarsi nella nostra esistenza.I mantra sono di natura misteriosa ed eterna e hanno il potere di tirare le redini dei nostri pensieri fluttuanti per attrarci nella profonda e gioiosa esperienza dell’essere. I mantra sono le chiavi che aprono il dialogo interiore naturale dell’anima con la divinità. Per una pratica yoga che sia efficace, i mantra sono dunque essenziali. Quando vengono recitati ad alta voce, con un accompagnamento musicale, insieme ad altre persone che compiono le stesse pratiche (kirtana), oppure recitati in una meditazione solitaria e devota (japa), l’intonazione dei sacri suoni nella forma dei mantra è di una potenza unica e insuperabile allo scopo di elevare velocemente la coscienza. Il solo requisito per un canto efficace dei mantra è quello di sospendere completamente la propria identificazione con la mente. Per uno yogi, il più grande sacrificio, o yajna, è l’arrendere la propria mente al mantra. Questa offerta della propria mente con la recitazione di preghiere nel linguaggio rituale, o mantra, è il più antico metodo usato dall’umanità per unirsi alle sue origini divine. Dall’antichità fino ai giorni d’oggi, la meditazione con kirtan e japa è praticata abbondantemente da coloro che rifiutano di limitarsi entro i confini della materia.
Completamente al di là del vertiginoso ciclo dell’esistenza materiale, nel regno divino, dove ogni parola è una canzone e ogni passo una danza che celebrano la divinità, l’antica poesia sanscrita rivela un kirtan ispirato che consiste di 16.000 partecipanti principali! Il decimo canto dell’opera Bhagavata Purana, conosciuto come la rasa lila di Krishna, risplende con bellissime descrizioni di maestri di yoga chiamati gopi. In risposta a un richiamo d’amore da parte della divinità (quando Krishna suona il suo flauto), queste perfette yogini sono ispirate spontaneamente ad unirsi tra di loro e con la divinità, creando un cerchio perfetto di canti, danze e musica. Questo cerchio è conosciuto come rasa mandala, e i grandi maestri ci hanno rivelato che è l’essenza di tutti i kirtan che hanno decorato l’etere dall’eternità.Quando noi offriamo i nostri cuori alla pratica del kirtan, recitando versi sacri, mantra sacri, noi invitiamo la divinità a una relazione più intima, proprio come quella ottenuta dalle gopi con Krishna, quando esse danzarono nella rasa mandala, abbracciandolo. Questa unione è il cuore dello yoga, ed è compresa nella definizione stessa della parola yoga: dalla radice sanscrita “yug” che significa “unire”, “aggiogare”, “connettersi”. Al di là dell’ovvia intimità tra l’anima e la divinità, la rasa mandala indica una potente connessione tra i membri della comunità degli yogi e yogini che insieme si sforzano di realizzare intimamente il divino. Questa comunità spirituale si chiama sanga, ed è costituita per ravvivare la nostra danza con il divino. Nel libro di Graham Schweig, La danza del divino amore, egli estende la definizione del termine sanga, come simbolizzato dalla danza rasa, accogliendo tutte le diverse tradizioni religiose. Le gopi danzano e cantano in sinfonìa nella rasa lila (una manifestazione dei loro sentimenti armoniosi e sincronici nella celebrazione della divinità) diventando un modello comportamentale per gli esseri umani nell’unirsi insieme all’eterna danza dello yoga: “dove Dio e l’anima perdono sé stessi nei ritmi, nelle melodie e nei movimenti dell’amore divino!” Questa “danza dell’amore divino” è la più elevata realizzazione del kirtan, il fine del canto dei mantra.
Innamorarsi del divino attraverso i suoni sacri! Cosa può essere più allettante? Una pratica di yoga efficace renderà la persona particolarmente accorta ai suoni che produce e ai suoni che ascolta, perché la pronuncia e l’ascolto del suono costituisce un cerchio completo nel esperire i suoni sacri. Le scritture vediche sono conosciute come Shruti (conoscenza ricevuta attraverso il sistema uditivo). Shruti è anche conosciuta come apaurusha, cioè la conoscenza che non ha origine dall’uomo. L’“oratore” dei suoni sacri è la divinità stessa, questo è confermato dal Bhagavata Purana (3.26.33). Gli yogi cantano di questo regno immortale quando permettono a loro stessi di essere usati come strumento del divino. Questa esperienza sommerge il cuore dei più sinceri partecipanti al kirtan. Il mantra è dapprima cantato dalla persona che guida il kirtan (mentre l’udienza ascolta), successivamente l’udienza risponde (mentre il leader ascolta). I suoni sacri sono così sviluppati in modo ciclico e dialettico.Questo dialogo sacro tra colui che guida il kirtan e coloro che rispondono serve come modello di una comunicazione illuminata – le parti sono sintonizzate tra di loro, espressioni che si rispecchiano con l’intento di fare della divinità l’asse attorno al quale ruotano i suoni. In modo simile, nella recitazione individuale del japa è generato un ritmo ciclico simile a un mandala, con l’aiuto di un mala – una corona composta da molti grani – e durante la recitazione il senso del tatto aiuta la concentrazione sulla pronuncia e l’ascolto del mantra.
Lo sviluppo della nostra relazione con il suono sacro è molto illuminante. La nostra percezione della realtà risplende più luminosa quando coscientemente ci sforziamo di unirci alla sinfonia dei sacri suoni che sostengono ogni esistenza. Questo atto di unione è yoga. Il creare suoni che nutrono la nostra esistenza allinea la nostra aria vitale (prana) con la luce della pura coscienza. I suoni così pronunciati aspirano a diventare simili alle canzoni piene d’amore delle gopi. Scopriremo così il potere del suono raggiungendo la destinazione più meravigliosa, questo luogo divino che è già dentro di noi.

Krishna K. Dasi

Il suono dell'universo

Teoria Harmonika 8 Hz - v1.2 la sinfonia dei chakra

Il suono (canto) delle Cellule