venerdì 20 novembre 2015

Recitando le parole dei Veda Brahma creò i nomi e le forme



suono sabda è ciò che esprime l'idea di un oggetto
Recitando le parole dei Veda Brahma creò i nomi e le forme
Sri Vedanta-sutra  P.24 V.2 - Srila Baladeva Vidyabhushana

Il Mimamsa-sutra afferma: autpattikas tu sabdenarthasya sambandhah (I Veda definiscono la relazione tra il nome e l'oggetto definito con quel nome eterna). Questa idea (che i deva siano anime incarnate) sarebbe quindi in contraddizione con l' eternità dei loro nomi contenuti nei Veda.
 
Sutra 28
sabda iti cen natah prabhavat pratyakshanumanabhyam

sabdah - le parole dei Veda; iti: così; cet - se; na- no; atah - da questo; prabhavat - a causa della creazione;  pratyaksha - a causa della sruti; anumanabhyam - e della smriti.

Se qualcuno obietta che questa idea non è coerente con la natura eterna delle parole dei Veda, allora io dico di no a causa della descrizione della creazione del mondo e anche a causa della testimonianza delle sruti e smriti.

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana
L'idea affermata qui (che i deva hanno dei corpi) non è in contrasto con la natura delle parole dei Veda. Perché? Il sutra afferma prabhavat pratyakshanumanabhyam (a causa della descrizione della creazione del mondo e anche a causa della testimonianza delle sruti e smriti. La creazione dei corpi materiali (dei deva e degli altri esseri dell'universo) è compiuta (da Brahma) ricordando le loro forme eterne archetipiche registrate nelle affermazioni dei Veda. Queste forme archetipiche sono eterne, esistevano già prima della manifestazione di tutti i corpi degli esseri viventi. Queste forme archetipiche sono descritte da Visvakarma nelle sue scritture con le parole yamam danda-panim likhanti varunam tu pasa-hastam (esse raffigurano Yama con una mazza in mano e Varuna con un cappio nella sua mano). Le parole dei Veda descrivono i deva e altri tipi di esseri viventi come nomi di alcune classi di entità viventi, proprio come la parola "mucca" è il nome di un certo tipo di essere vivente. I nomi dei deva non sono nomi di persone specifiche, come per esempio, il nome Caitra. Perché le parole dei Veda sono eterne Esse sono la sorgente originale della conoscenza. Ciò non è affatto in contraddizione con la spiegazione precedente del Mimamsa-sutra.

 Il Mimamsa-sutra affermava pratyakshanumanabhyam, "a causa delle prove fornite in sruti e smriti". La sruti ( Panca- vaimsati Brahmana ( 6.9,13,22 ) descrive come la creazione del mondo, sia stata preceduta dalle (eterne) parole (dei Veda), che fornirono la seguente descrizione: eta iti ha vai prajapatir devan asrijat asrigram iti manushyan indava iti pitriims tirah-pavitram iti grahan asuva iti stotram visvaniti mantram abhisaubhagety anyah prajah (recitando la parola ete dai Veda, Brahma creò i deva. Recitando la parola asrigram, ha creato gli esseri umani. Recitando la parola indava, ha creato i pita. Recitando la parola tirah-pavitram, ha creato i pianeti. Recitando la parola asuva, ha creato il canto. Recitando la parola visvani, ha creato i mantra. Recitando la parola abhisaubhaga, ha creato le altre creature).

Anche nelle smriti è confermato ciò con le seguenti parole (Vishnu Purana 1.5.64):

nama rupam ca bhutanam
krityanam ca prapancanam
veda-sabdebhya evadau
devadinam cakara sah

"Recitando le parole dei Veda all’inizio, Brahma creò i nomi e le forme degli elementi materiali, i rituali, i deva, e tutti gli altri esseri viventi."

Sutra 29
ata eva ca nityatvam

atah eva - quindi , ca - e ; nityatvam - eternità .
E proprio per questo motivo l'eternità (dei Veda è dimostrata).

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana

L' eternità dei Veda è dimostrata dal fatto che il creatore (Brahma) crea (il mondo) (recitando le parole dei Veda) (che descrivono) le forme eterne e ricordando (la creazione precedente). Kathaka Muni e (altri saggi) sono quindi semplici diffusori (e non autori dei Veda).

Una obiezione può essere sollevata. Le sruti spiegano che, ricordando le parole dei Veda Brahma crea le forme dei deva e degli altri esseri viventi. Questo può essere in riferimento a dopo la distruzione cosmica parziale (naimittika), ma come può questo metodo di creazione essere impiegato dopo la devastazione cosmica completa (prakrita), in cui tutto viene distrutto, e come possono i Veda essere eterni, sottoposti alle circostanze di tale distruzione totale?
 
Sutra 30
samana-nama-rupatvac cavrittav apy avirodho darsanat smrites ca

samana - stesso; nama - a causa dei nomi; rupatvat - e forme; ca - anche; avrittau - nella ripetizione; api - anche; avirodhah - non è una contraddizione; darsanat - a causa delle sruti; smrites - a causa delle smriti; ca - anzi.

Poiché i nomi e le forme rimangono gli stessi anche all'inizio di una nuova creazione, non c'è contraddizione. Anzi ciò è dimostrato da sruti e smriti.

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana

La parola ca (anzi) è usata qui per dissipare ogni dubbio. Che dopo una devastazione cosmica completa ci sia una nuova creazione non smentisce affatto l’eternità delle affermazioni Vediche. Perché? Il sutra afferma samana-nama-rupatvac cavrittav apy avirodho darsanat smrites ca
 ( Poiché i nomi e le forme rimangono gli stessi anche all'inizio di una nuova creazione, non c'è contraddizione. Ciò è dimostrato da sruti e smriti). Il significato qui è "perché i nomi e le forme precedentemente pronunciate rimangono gli stessi". Al tempo del grande devastazione cosmica i Veda eterni e le forme archetipiche eterne descritte dai Veda vengono assorbite dal Signore Hari, il maestro di tutte le potenze trascendentali, e dimorano in Lui, diventando un tutt'uno con lui. Al momento della creazione successiva vengono di nuovo manifestate dal Signore. Il Signore Hari e Brahma precedono entrambi con i loro atti di creazione attraverso la recitazione dei mantra Vedici, che conducono alla meditazione sulle forme archetipiche. Al momento di una nuova creazione, il creatore ricorda ciò che precedente aveva creato in questo modo Egli di nuovo crea come aveva fatto precedentemente. Questo è come un vasaio che, dicendo la parola "vaso", ricorda lo stile e la forma di vasi precedentemente costruiti, e da ciò ne costruirà altri. Allo stesso modo il processo di creazione viene attuato sia dopo la devastazione cosmica parziale, sia dopo la devastazione cosmica completa.

Come possiamo dichiarare tutto ciò? Il sutra afferma darsanat smrites ca ( perché questo è dimostrato da sruti e smriti. Le sruti affermano:

atma va idam eka evagra asit sa aikshata lokan utsrijah

"In principio esisteva solo la Suprema Personalità di Dio. Egli pensò: (Io creerò molti mondi)”. Aitareya Upanishad 1.1

yo brahmanam vidadhati purvam yo vai vedams ca prahinoti tasmi tam

"Il Signore Supremo creo i Veda e li trasmise a Brama”.
Svetasvatara Upanishad 6,18

surya-candramasau dhata yatha-purvam akalpat

"Brahma creò il sole e la luna, come aveva già fatto in precedenza".
Rg Veda

Le smriti affermano:

nyagrodhah su-mahan alpe
yatha bije vyavasthitah
samyame visvam akhilam
bija-bhute yatha tvayi

"O Signore, proprio come un grande albero di banyano è contenuto all'interno di un piccolo seme, allo stesso modo, al momento della devastazione cosmica l’intero universo dimora in Te, il seme da cui esso era germogliato in origine".
Vishnu Purana

narayanah paro devas
tasmaj jatas caturmukhah

"Narayana è la Persona Suprema. Da lui nacque Brahma dalle quatro teste".
Varaha Purana

tene brahma hrida ya adi-kavaye

"Il Signore Supremo all’inizio infuse la conoscenza Vedica nel cuore di Brahmaji, l’essere vivente originale".
Srimad Bhagavatam 1.1.1

In sintesi:
Il Signore Supremo, al termine del periodo della devastazione cosmica, meditò sull'universo materiale come era stato in precedenza, desiderando nel suo cuore. "Io mi espanderò in molteplici forme" differenziando di nuovo le jive e gli elementi materiali che erano stati assorbiti al Suo interno, creando ancora, come era prima, l'universo materiale dal mahat-tattva attraverso Brahma, manifestando i Veda esattamente come erano prima, infondendo l’insegnamento dei Veda nel cuore di Brahma, impegnando Brahma nella creazione delle forme dei deva e degli altri esseri viventi come erano prima, ed entrando personalmente nell'universo per controllarlo dall'interno. Divenuto onnisciente per la misericordia del Signore Supremo, Brahma, meditando sulle forme archetipiche descritte nei Veda, creò i deva e le altre creature come erano prima. In questo modo si spiega la relazione tra i nomi dei deva guidati da Indra e le loro forme archetipiche descritte nei Veda.

sabato 7 febbraio 2015

OLTRE IL SILENZIO C'E' IL SUONO....




Il silenzio può essere d'oro ma, c'è un suono che vale di più.
Come un bambino che non sa niente della carta moneta, non vede differenza tra la carta straccia e un biglietto da cento dollari, così una persona spiritualmente immatura, che non conosce i valori spirituali, non vede differenza tra il comune suono materiale e lo straordinario suono spirituale. Il suono materiale agita la nostra mente, mentre quello spirituale la rasserena. Il suono materiale aggrava e tende a perpetuare la nostra amnesia; il suono spirituale la rende più leggera e libera. Il suono materiale ci lega, quello spirituale ci libera.  

La maggior parte delle persone parla perché trova che parlare sia più tollerabile del silenzio” recita un impertinente slogan da T-shirt. Si tratta senza dubbio di una generalizzazione, ma non contiene un granello di verità? In molte persone stressate e sofferenti, anche quando la bocca tace, la mente grida e parlare offre una facile distrazione dal caos interiore. Questa è la ragione per cui la Bhagavad-gita (17.16) definisce mauna (il silenzio) come un’austerità, non della bocca ma della mente. Mauna non è l’incapacità di una persona muta a parlare o la riluttanza a parlare di una persona che articola male le parole o la decisione di una persona loquace di non parlare; è la serenità della mente che ci rende capaci di ascoltare la voce guida del Signore dentro di noi. Naturalmente il parlare e il silenzio hanno entrambi la loro utilità. Nella vita quotidiana, parlare è un mezzo potente ed essenziale per comunicare. In tutta la storia, i riformatori sociali (e i deformatori) hanno galvanizzato i propri seguaci con la potenza delle loro parole. Dall’altra parte i ricercatori hanno meditato in silenzio per trovare l’illuminazione interiore. Possiamo allora concludere che la parola è un veicolo per le trasformazioni sociali e il silenzio per le trasformazioni individuali? L’aforisma che conclude il Vedantasutra: anavrttih sabdat, risolve questa dialettica introducendo un’affascinante dimensione più elevata: il suono oltre il silenzio.

UN MODELLO MATEMATICO DELLA VITA


Rappresentiamo la nostra ricerca della felicità come un movimento lungo l’asse delle Y in un modello matematico della vita. Noi tutti siamo esseri spirituali eterni che, a causa di un’amnesia spirituale, stiamo erroneamente identificandoci con i nostri corpi materiali temporanei. L’attività materiale, a cominciare dalla parola materiale, aumenta la dimenticanza della nostra naturale gioia spirituale e ci condanna ad infinite ansie e sofferenze. Questo ricade sulla parte negativa dell’asse delle Y. L’inattività materiale associata con lo yoga tradizionale comincia con il silenzio temporale. Questo permette di controllare la preoccupazione per quello che è temporale e ci dà sollievo, ma da solo non fa rivivere la nostra memoria spirituale. Srila Prabhupada paragona l’inattività dello yoga e la liberazione ad essa associata con la convalescenza — non malato ma neppure in buona salute. Perciò questo trova rappresentazione nell’origine (punto zero) sull’asse delle Y, ma l’attività spirituale, che comincia con il suono spirituale, guarisce la nostra amnesia collegando la nostra coscienza con la supremamente attraente fonte di ogni piacere, Dio e c’illumina e ci vivifica con saggezza e felicità divine. Questo dunque ricade sull’asse positivo delle Y.

Un matematico principiante potrebbe erroneamente pensare che gli assi positivo e negativo siano identici. Allo stesso modo uno spiritualista neofita potrebbe erroneamente pensare che il suono spirituale e materiale siano identici. Noi però possiamo comprendere questa differenza per mezzo dell’intelligenza e sperimentarla nella pratica. Come un bambino che non sa niente della carta moneta, non vede differenza tra la carta straccia e un biglietto da cento dollari, così una persona spiritualmente immatura, che non conosce i valori spirituali, non vede differenza tra il comune suono materiale e lo straordinario suono spirituale. Il suono materiale agita la nostra mente, mentre quello spirituale la rasserena. Il suono materiale aggrava e tende a perpetuare la nostra amnesia; il suono spirituale la rende più leggera e libera. Il suono materiale ci lega, quello spirituale ci libera. Poiché tutti i suoni sono emessi dalla stessa bocca, che cos’è che rende spirituale un suono? La sua connessione con la sorgente e il sostegno di tutta la spiritualità: il supremo essere spirituale, Dio, che si trova sull’infinito positivo dell’asse Y. Il suono spirituale — la parola rivelata di Dio — è venerato in tutte le tradizioni di saggezza di tutto il mondo. Nella tradizione cristiano giudaica, San Giovanni (1.1) afferma: “In principio c’era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio.” Nella tradizione vedica, gli inni, i versi, i canti, i mantra, i bhajana e i kirtana invitano gli impavidi spiritualisti verso i più elevati domini dell’illuminazione e dell’appagamento dei desideri.

IL SUONO DEL SANTO NOME

Quanto più è grande la connessione di un suono con Dio, tanto più grande è la sua potenza spirituale. Il suono più intimamente legato a noi è il suono del nostro nome personale. Lo stesso vale per Dio. Perciò il suono spirituale più potente è il santo nome di Dio. In verità il santo nome di Dio è identico a Dio, come affermato nel Padma Purana: abhinnatvan namanaminoh. Perciò cantare il santo nome ci purifica, portandoci ad un immediato e diretto contatto con Dio. La meditazione con il mantra — meditazione sul mantra composto dai santi nomi di Dio — sintonizza progressivamente la nostra coscienza con il livello spirituale, dove possiamo ricevere la guida dell’Anima Suprema che è nel cuore, che è identica al santo nome. Quindi il canto con una sola rapida mossa ottiene quello per cui mauna impiega due mosse lente e difficili: per prima cosa fa tacere il clamore della mente e poi percepisce la voce dell’Anima Suprema nel cuore.

La Kali Santarana Upanisad, una scrittura che contiene pratiche adatte alla nostra era attuale, afferma inequivocabilmente: “In questa era non c’è altro mezzo di purificazione del canto del maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.” Il santo nome non solo è il più efficace per la purificazione, ma consente anche ai devoti, attraverso la meditazione di gruppo sul suono del santo nome, sankirtana, di poter gustare simultaneamente la felicità divina e di condividerla anche con gli altri. Srila Prabhupada scrive: “Gli argomenti svolti da Sri Krishna sono così di buon auspicio che purificano colui che parla, colui che ascolta e colui che fa domande.” (Srimad-Bhagavatam 2.1.1 Spiegazione) Perciò il suono spirituale sintetizza le virtù del suono materiale e del silenzio offrendoci un mezzo unico per una simultanea trasformazione sociale ed individuale. Quindi gli insegnamenti vedici portano ad una versione riveduta del proverbio tradizionale: “La parola è d’argento, il silenzio è d’oro – ma la parola spirituale è di diamante.”

Caitanya Carana Dasa

mercoledì 24 dicembre 2014

SIRSASANA: SIRSASANA DHARANA la suprema regina delle asana

SIRSASANA: SIRSASANA DHARANA la suprema regina delle asana: CONCENTRAZIONE MEDITATIVA NELLA POSIZIONE DI SIRSASANA : La differenza tra dharana e dhyana è che nel primo caso, l'oggetto della meditazione, il meditante e l'atto della meditazione stessa rimangono separati. Cioè, colui che medita è cosciente di meditare. Nella fase successiva del dhyana, la coscienza dell'atto di meditare scompare e solo la consapevolezza di essere/esistere e l'oggetto della concentrazione rimangono (nella mente). Solo lo yogi perfetto può praticare "sirsasana dhyana"

mercoledì 7 maggio 2014

La natura profonda del Suono – Parte terza



I Nada Yogi credono che l’universo provenga dal Suono. Sabda (suono) Brahman o Nada Brahman è l’origine dell’universo. Tutti gli spiritualisti considerano il Suono come l’origine dell’Universo. (Il suono primordiale Om genera l’energia cosmica che si propaga come i cerchi in un laghetto e diventa il mahat, il progenitore più prossimo dell’universo). Nada è la madre (generatrice) dei cinque elementi sottili, dei cinque elementi grossolani, dei cinque organi motori, dei cinque organi di senso, dei quattro karana, dei tre guna e così via.

Il fuoco è latente nel legno, come Para Vani; la frizione del legno genera scintille e quello è Pasyanti (visibile); una piccola fiammella è Madhyama, e la grande fiammella è Vaikhari. Il vento (aria) è il mediatore della scintilla e il fuoco è il mediatore del Suono; il signore (mediatore) serve lo stesso proposito nel suono e nel linguaggio. Para Vani, Pasyanti, e Madhyama sono i suoni sottili, che restano profondi e insondabili, mentre Vikhari è il suono grossolano, che può essere quantificato e che ha delle qualità. Vaikhari inzia come Pranava (Om) e assume i caratteri e le forme per diventare Veda (parole sia scritte sia pronunciate). Para risiede nel respiro o Prana, Pasyanti nella mente, Madhyama negli Indriya (organi e parti del corpo) e Vaikhari nella laringe.

Paranada è la suprema energia Sonora, è trascendentale. Si manifesta come un germoglio nel Para Vai, due foglie nel Pasyati, gemme nel Madhyama e come fiori nel Vaikhari o Vak. I fiori se pur belli di Viakhari sono il più basso tra i suoni; mentre Para è il più elevato, perché si trova dove origina l’idea germinale.

Lo stato Para si trova laddove Sattva, Rajas e Tamas sono in equilibrio (Samya). Lo stato Pasyanti avviene quando tutti i Guna si trovano squilibrati. Lo stato Madhyama esiste in due forme: sottile e grossolana. Nella forma grossolana genera nove forme di suoni: 1) suoni vocalici, 2) Kavarga: serie Ka -- 5, 3) Cavarga: serie Ca--5, 4) avarga: serie a, 5) Tavarga—serie Ta, 6) Pavarga—serie Pa, 7) serie Ya --Ya, Ra, La, e Va, 7: Ksa.

Il Suono Para o Suono trascendentale (Nada Tattva) nasce da Siva Tattva, il primo dei Suddha Tattvas e rimane nel suo stato sottile. Il suono Para (Para Sabda) rimane non manifestato nel Kundali Sakti in accordo ai Tantras. È un Suono tamasico nel Muladhara.  Pasyanti o Suono visivo nasce dal Sakti Tattva (Kundali Sakti), il secondo dei Suddha Tattva. Poichè il suono Pasyanti è visualizabile, Sakti Tattva è anche noto come Bindu Tattva, Luce. La creazione è il suono e l’esibizione della luce, perciò Nada e Bindu sono i due lati della stessa medaglia. Ma Nada è conosciuto anche come l’origine di Bindu. Mentre si conia la moneta, Nada è il primo stampo sulla moneta e Bindu è il secondo.

Le cinquanta lettere dell’alfabeto sanscrito formano la ghirlanda delle teste (teschi) di Mahakali. Lei è l’origine di Sabda o suono e del linguaggio; li assorbe in se stessa nel Maha Pralaya. Il Sabda Brahman o Suono Brahman è il Brahman manifesto dei suoni in tutte le creature viventi. Sabda trova espressione in diverse creature secondo il livello e il grado di sviluppo della Coscienza. Quando ha luogo la creazione, si dice che Viparita Maithuna (l’unione) di Mahakali e di Mahakala (Sakti e Siva) abbia luogo e Bindu o il seme sia depositato nella Prakriti, dando nascita alla dea Kundali sotto forma di lettere (aksara). Kundalini acquisisce i tre guna uno dopo l’altro, prima il Sattva, poi il Raja e infine il Tamas. Se non ci fossero questi tre guna, Iccha e Kriya Sakti non potrebbero essere presenti nella dea. Quando Sattva (bontà e virtù) entra in essa, ella viene chiamata Cit Sakti; tale condizione dà luogo a Paramakasa avastha (lo stato della dimora o causa eccellente). Quando Sattva e Raja (movimento e passione) entrano, ella è chiamata Dhvani (suono), la condizione è chiamata Aksara avastha (casa del suono). Quando nel Nada abbonda Tamas, essa è un ostruttore (nirodhika). Quando sono uguali sia Sattva che Raja (Jnana e Iccha sakti, saggezza e desiderio), essa è Bindu. Quando entra Tamas, il signore o la dea (sakti) appare disposta a creare (Kriya santki). Al livello umano Jnana, Iccha e Kriya (saggezza, desiderio ed azione ) sono lineari in quest’ordine; con Isvara, è Iccha, jnana e Kriya in quest’ordine. Il grande desiderio (Iccha Sakti) dimora in Isvara; il signore conosce (Jnana Sakti) ciò che desidera creare; egli agisce su di esso (Kriya). Negli uomini una conoscenza a priori condiziona il desiderio ad agire. Jnana Sakti è presente intrinsecamente in Siva Sakti. Kundali ha le seguenti caratteristiche: Iccha, Jnana e Krisya; i guna; la ghirlanda di lettere (Varnamala).

NOTA: un Suono mentale latente è trasformato nella glottide dalle corde vocali; Phota accade e noi ne sentiamo il suono (Dhvani che è registrato dall’orecchio perché Dhvani produce vibrazione, frequenza e decibel. Una volta che il suono esplode in Phota, ottiene la qualità del suono in Dhavani, allora deve esserci qualcosa che può registrare il suono nella coscienza tramite l’orecchio; quel qualcosa è Bindu, che è considerato una divinità, Sabdabrahman. Affinchè  Dhvani o suono acquisisca le sue qualità Sattva, Raja, o Tamas devono pervadere il suono. Quando lo stato latente acquisisce Raja (movimento e passione ) è chiamato Dhvani (suono).

Kundaliuni nel Muladhara Chakra; è nota come Karana Bindu o Bindu Causale, il precursore non manifesto del Suono (condizione non differenziata). Quando Karana Biundu si evolve, diventa Tribindu, i tre Bindu (Bindu, Nada e Bija); il primo dei tre è Karya Bindu (Bindu dell’azione), anche noto come Sabdabrahman (Suono Brahman), che è statico e privo di movimento (Ni-Spanda, privo di movimento) nel Muladhara; il suono non è nell’aria per la sua propagazione. Quando Sabdabrahman sale verso l’area Manipura (Nabhi o Ombelico) e si associa con mana o mente, il suono Pasyanti [Visuale] nasce il suono. (Nota che l’inglese Navel (ombelico) deriva dalla parola sancsrita Naabhu). Questo è il primo movimento del Suono, chiamato Samanya Spanda (movimento comune). Quando il modificato Sabdabrahman procede da Manipura al chakra del cuore e si associa con buddhi, diventa Madhyama o suono mentale. Questo è un movimento speciale, chiamato Visesa-Spanda. Quando il Sabdabrahman due volte modificato procede alla laringe (Visuddha Chakra), il suo terzo movimento è chiamato suono distinto articolato. Il suono e il linguaggio sono paragonati ad un albero: il Vak preverbale (linguaggio) germoglia in Para; i piccoli germogli delle foglie Pasyanti germogliano, innaffiati dalla mente; le gemme dei fiori Madhyama germogliano, nutriti  e arricchiti dalla Buddhi (intelletto);  i fiori Vaikhari fioriscono come il linguaggio nella gola.

Sabda si suddivide in sillabato o visivo, privo di lettere e udibile (Varnatkamaka Sabda e Dhvanyatmaka Sabda).  Il suono sillabato è eterno mentre quello udibile è fugace. Tutti i suoni primari come un ruggito, un tuono, il battito di un tamburo, il pianto, il riso, ecc, sono Dhvani (puri suoni), mentre il linguaggio articolato può essere reso sotto forma di lettere (Varna). Dhvani non hanno significato, mentre Varna hanno senso. Dhvani possono essere espressione di paura, rabbia, ecc. Dhvani possono diventare suoni onomatopeici con significato, ma la maggior parte di essi non ha significato. Varna sono suoni che si articolano e che hanno pienezza di significato. Dhvani nell’insieme sono suoni vocali o non vocali con o senza significato. La visione Hindu è che i Varna o lettere sono eterne dalla creazione sino alla dissoluzione. Il suono Om continua per sempre dalla creazione alla dissoluzione. Nella parola della cacofonia, non si può sentire questo suono che c’è nel sottofondo dell’OM. Ma gli Yogi allo stato avanzato di Sadhana (conquista spirituale) possono udire questo suono, che è assolutamente silenzioso nella notte. Dhvani è Anitya (non-eterno), indifferenziato e variabile (Vikari), mentre Varna-Sabda (suono-lettera o suono-parola) è Nitya (eterno).

Quando un oggetto è presentato nella forma di Varna (lettere) o Dhvani (suono), la mente diventa l’oggetto e ciò è chiamato Vrtti (modificazione mentale). Quando si sente la parola MELA, la mente diventa la mela stessa. La mela tangibile è l’oggetto grossolano (Sthula artha) e la mela mentale è l’oggetto sottile (impressione mentale). La mente è pertanto sia soggetto che riconosce (Grahaka) sia oggetto riconosciuto (Grahya), rivelatrice (Prakasaka) e rivelata (Prakasya), soggetto che denota (Vacaka) e oggetto denotato (Vacya). Vacaka è il nome (Mela) e Vacya ne è l’oggetto (il frutto) con il nome. La mente riconosce la mela, diventa la mela, rivela la mela, è la mela stessa, il frutto (il suo corpo) e la sua essenza (seme manifestato o succo). Lo stesso principia si applica a un devoto che adora una divinità. Il canto del mantra produce delle modificazioni mentali. Il termine denotatore e denotato sono applicati al mantra, usato nella meditazione. Il potere del mantra è di due tipi: Vacaka Sakti e Vacya Sakti. Vacaka Sakti serve a realizzare il Saguna Brahman (Isvara, il frutto) e Vacya Sakti serve a realizzare Nirguna Brahman (Brahman, il seme del frutto). Meditando sulla divinità, si realizza la divinità. C’è una analogia per questo fenomeno, che è la favola della vespa e del verme. Un verme pensa al pungiglione spaventoso della vespa ed è così preoccupato per esso, che non pensa a nient’altro e diventa una vespa nella sua mente. La mente è lo specchio dell’oggetto a cui si pensa.

La Kundalini è rappresentata come un serpente con cinquantuno spire, che sono la forma sottile delle cinquanta lettere dell’alfabeto sanscrito o Varna (caratteri). Questo suono evolve dallo stato Para nel Muladhara allo stato Vaikhari nel Visuddha Chakra, il centro della gola da cui viene fuori il linguaggio articolato.
Una spira è Bindu; due Prakrti-Purusa; tre spire, tre sakti, Iccha, Jnana, e Kriya e i tre gunas, Sattva, Rajas, e Tamas; tre spire e mezzo, sono la forza creativa con le sue multiple trasformazioni (Vikrti); e così via.

La condizione Pasyanti: da Iccha (il desideio); stato Madhyama: Jnana (conoscenza); stato Vaikhari: Kriya (azione). Il progresso dal desiderio, alla conoscenza all’azione in termini di manifestazione del suono da trascendentale, a visivo, a mentale e agli stadi della sua articolazione.

Io sono Aham, in cui Bindu il punto viene messo sulla m. Aha indica tutti gli oggetti nell’universo che dimorano in Siva in uno stato indifferenziato.
Anuttara o la Realtà prima viene rivelata attraverso Bindu, il punto, il punto di coalescenza dell'universo. È così densa che si chiama Ghanibhuta Sakti, le forze creative compattate in un punto indifferenziato prima della sua differenziazione in soggetti e oggetti. Bindu è anche conosciuto come Cidghana o Coscienza di massa, in cui si trova l'universo potenziale. In AHAM-AHAM, A è Siva, Ha è Sakti e M è la conclusione. Bindu o Vindu deriva da vid (wit in inglese) che significa 'sapere'.

Kutabija: Kuta è (il più alto) o (summit) e Bija significa (seme). La lettera (ksa) è una combinazione di due consonanti (halanta) K e S. Kuta è il termine per una combinazione di due vocali.

Nello stato non manifesto Kundalini Sakti è bija, il seme di tutta la manifestazione; nello stato manifestato è Jiva o anima individuale. Kundalini è Visarga Shakti della Coscienza dell’Io di Saiva; è avvolta tre volte e mezzo come si vede intorno al Linga . Queste spire sono aspetti della coscienza dell’Io: Prameya, Pramana pramata e Prama (Oggetto, Conoscenza, Soggetto, e l'unità indistinguibile di soggetto e oggetto. Shakti Kundalini è lo stato dormiente di Sakti o para Sakti che appare come un serpente con tre spire e mezzo. Prana Kundalini è il secondo aspetto grazie al quale si manifesta la vita, esiste nel Jiva e nella sua coscienza Samvit viene trasferita in Prana o respiro. Para Kundalini si manifesta quando la vita si muove nella sua coscienza originale. In questa fase c'è unità tra Coscienza dell’Io, mondo, Sé e non sé.

Kundalini, passando da Sakti all’aspetto Prana, manifesta Vacaka e Vacya (parole e oggetti). Visarga Sakti procede dalla Coscienza dell’Io per creare la vita umana e, infine, aiuta gli aspiranti a riunirsi con la Coscienza dell’Io.
Visarga significa emanazione, manifestazione o proiezione, provenienti dalla Realtà più alta (Anuttara).

Ci sono tre aspetti in Visarga:
1) Parapara Visarga. E 'la lettera' Ha ', nota anche come sàkta Visarga che mostra Bheda-abbheda, differenza-non-differenza, identica natura nel mezzo di differenza. La lettera 'A:' ('ah') ha due punti, il punto superiore è Siva, il punto inferiore è Sakti, che causa la manifestazione dell'universo.
2) Para Visarga, che è la lettera 'aa' di Ananda o Ananda Visarga, è anche conosciuto come Sambhava Visarga, Abheda che si manifesta o non-differenza.
3) Apara Visarga. E 'la lettera' ha 'e Bheda Visarga che manifesta la differenza. È la manifestazione inferiore, cioè l'universo.

La manifestazione dell’universo consiste in Vacaka and Vacya: soggetto e oggetto. C’è una variazione dello stesso tema tra le cose pensabili e quelle pronunciabili. Dal pensiero nasce il linguaggio; dal linguaggio vengono le parole; dalle parole vengono soggetti ed oggetti. L’universo si espande da queste parole. Saktopaya si basa sui Mantra, che derivano da Matrika
Nell’ebraismo, si crede che la parola di Dio diventi un oggetto, come si crede nell’induismo. Prima di mangiare, un’osservante ebreo pronuncia una preghiera di benedizione.
Barukh ata Adonai Eloheinu Melekh ha‑olam, she‑hakol nih'ye bidvaro.
"Sii Benedetto Tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo, attraverso la Cui parola ogni cosa è venuta in essere.

Le Siva Sakti sono di cinque tipi: 1) Cit o Anuttara Sakti (lettera 'a') 2) Ananda Sakti (lettera 'aa') , 3) Iccha Sakti (lettere  'i', 'ii',  '' '' '' '', 4)  Jnana Sakti ('u' e 'ū') and 5) Kriya Sakti ('e', 'ai', 'o', 'au'. Il punto '•'  rappresenta la coscienza di Siva, il punto di coalescenza di tutte le manfiestazioin. Il doppio punto (:) ha il seguente significato: il punto superior è Siva che riposa, mentre quello inferiore è la Sakti che si manifesta. Le vocali indicano la vita interiore di Siva; Anuttara (la lettera 'a') è la più importante di tutte le lettere, controlla e attiva tutte le altre lettere. Le lettere 'a'  'i'  'u' ''  '' danno luogo alle consonanti, che rappresentano I Tattva dalla Terra a Sadasiva. Se “a” è un abitante interno di tutte le lettere, Siva è l’abitante interno di tutti i Tattva e così avviene con tutti gli esseri e gli oggetti dell’univereso.
Nishkala Siva, crea la sua prima Pulsazione creativa, Siva (Siva Tattva), in cui dimora la coscienza dell’Io (Aham), che è Vimarsa, ossia contiene tutti i Vacakas (Varna, lettere) e i Vacya allo stato potenziale, come un uovo di pavone ha le sue piume di svariati colori nella forma latente. AHAM: la 'a' è anuttara e 'ha' è visarga. Da Aham, la forma latente, nascono i linguaggi Pasyanti, Madhyama e Vaikari.
Fine