sabato 7 febbraio 2015

OLTRE IL SILENZIO C'E' IL SUONO....




Il silenzio può essere d'oro ma, c'è un suono che vale di più.
Come un bambino che non sa niente della carta moneta, non vede differenza tra la carta straccia e un biglietto da cento dollari, così una persona spiritualmente immatura, che non conosce i valori spirituali, non vede differenza tra il comune suono materiale e lo straordinario suono spirituale. Il suono materiale agita la nostra mente, mentre quello spirituale la rasserena. Il suono materiale aggrava e tende a perpetuare la nostra amnesia; il suono spirituale la rende più leggera e libera. Il suono materiale ci lega, quello spirituale ci libera.  

La maggior parte delle persone parla perché trova che parlare sia più tollerabile del silenzio” recita un impertinente slogan da T-shirt. Si tratta senza dubbio di una generalizzazione, ma non contiene un granello di verità? In molte persone stressate e sofferenti, anche quando la bocca tace, la mente grida e parlare offre una facile distrazione dal caos interiore. Questa è la ragione per cui la Bhagavad-gita (17.16) definisce mauna (il silenzio) come un’austerità, non della bocca ma della mente. Mauna non è l’incapacità di una persona muta a parlare o la riluttanza a parlare di una persona che articola male le parole o la decisione di una persona loquace di non parlare; è la serenità della mente che ci rende capaci di ascoltare la voce guida del Signore dentro di noi. Naturalmente il parlare e il silenzio hanno entrambi la loro utilità. Nella vita quotidiana, parlare è un mezzo potente ed essenziale per comunicare. In tutta la storia, i riformatori sociali (e i deformatori) hanno galvanizzato i propri seguaci con la potenza delle loro parole. Dall’altra parte i ricercatori hanno meditato in silenzio per trovare l’illuminazione interiore. Possiamo allora concludere che la parola è un veicolo per le trasformazioni sociali e il silenzio per le trasformazioni individuali? L’aforisma che conclude il Vedantasutra: anavrttih sabdat, risolve questa dialettica introducendo un’affascinante dimensione più elevata: il suono oltre il silenzio.

UN MODELLO MATEMATICO DELLA VITA


Rappresentiamo la nostra ricerca della felicità come un movimento lungo l’asse delle Y in un modello matematico della vita. Noi tutti siamo esseri spirituali eterni che, a causa di un’amnesia spirituale, stiamo erroneamente identificandoci con i nostri corpi materiali temporanei. L’attività materiale, a cominciare dalla parola materiale, aumenta la dimenticanza della nostra naturale gioia spirituale e ci condanna ad infinite ansie e sofferenze. Questo ricade sulla parte negativa dell’asse delle Y. L’inattività materiale associata con lo yoga tradizionale comincia con il silenzio temporale. Questo permette di controllare la preoccupazione per quello che è temporale e ci dà sollievo, ma da solo non fa rivivere la nostra memoria spirituale. Srila Prabhupada paragona l’inattività dello yoga e la liberazione ad essa associata con la convalescenza — non malato ma neppure in buona salute. Perciò questo trova rappresentazione nell’origine (punto zero) sull’asse delle Y, ma l’attività spirituale, che comincia con il suono spirituale, guarisce la nostra amnesia collegando la nostra coscienza con la supremamente attraente fonte di ogni piacere, Dio e c’illumina e ci vivifica con saggezza e felicità divine. Questo dunque ricade sull’asse positivo delle Y.

Un matematico principiante potrebbe erroneamente pensare che gli assi positivo e negativo siano identici. Allo stesso modo uno spiritualista neofita potrebbe erroneamente pensare che il suono spirituale e materiale siano identici. Noi però possiamo comprendere questa differenza per mezzo dell’intelligenza e sperimentarla nella pratica. Come un bambino che non sa niente della carta moneta, non vede differenza tra la carta straccia e un biglietto da cento dollari, così una persona spiritualmente immatura, che non conosce i valori spirituali, non vede differenza tra il comune suono materiale e lo straordinario suono spirituale. Il suono materiale agita la nostra mente, mentre quello spirituale la rasserena. Il suono materiale aggrava e tende a perpetuare la nostra amnesia; il suono spirituale la rende più leggera e libera. Il suono materiale ci lega, quello spirituale ci libera. Poiché tutti i suoni sono emessi dalla stessa bocca, che cos’è che rende spirituale un suono? La sua connessione con la sorgente e il sostegno di tutta la spiritualità: il supremo essere spirituale, Dio, che si trova sull’infinito positivo dell’asse Y. Il suono spirituale — la parola rivelata di Dio — è venerato in tutte le tradizioni di saggezza di tutto il mondo. Nella tradizione cristiano giudaica, San Giovanni (1.1) afferma: “In principio c’era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio.” Nella tradizione vedica, gli inni, i versi, i canti, i mantra, i bhajana e i kirtana invitano gli impavidi spiritualisti verso i più elevati domini dell’illuminazione e dell’appagamento dei desideri.

IL SUONO DEL SANTO NOME

Quanto più è grande la connessione di un suono con Dio, tanto più grande è la sua potenza spirituale. Il suono più intimamente legato a noi è il suono del nostro nome personale. Lo stesso vale per Dio. Perciò il suono spirituale più potente è il santo nome di Dio. In verità il santo nome di Dio è identico a Dio, come affermato nel Padma Purana: abhinnatvan namanaminoh. Perciò cantare il santo nome ci purifica, portandoci ad un immediato e diretto contatto con Dio. La meditazione con il mantra — meditazione sul mantra composto dai santi nomi di Dio — sintonizza progressivamente la nostra coscienza con il livello spirituale, dove possiamo ricevere la guida dell’Anima Suprema che è nel cuore, che è identica al santo nome. Quindi il canto con una sola rapida mossa ottiene quello per cui mauna impiega due mosse lente e difficili: per prima cosa fa tacere il clamore della mente e poi percepisce la voce dell’Anima Suprema nel cuore.

La Kali Santarana Upanisad, una scrittura che contiene pratiche adatte alla nostra era attuale, afferma inequivocabilmente: “In questa era non c’è altro mezzo di purificazione del canto del maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.” Il santo nome non solo è il più efficace per la purificazione, ma consente anche ai devoti, attraverso la meditazione di gruppo sul suono del santo nome, sankirtana, di poter gustare simultaneamente la felicità divina e di condividerla anche con gli altri. Srila Prabhupada scrive: “Gli argomenti svolti da Sri Krishna sono così di buon auspicio che purificano colui che parla, colui che ascolta e colui che fa domande.” (Srimad-Bhagavatam 2.1.1 Spiegazione) Perciò il suono spirituale sintetizza le virtù del suono materiale e del silenzio offrendoci un mezzo unico per una simultanea trasformazione sociale ed individuale. Quindi gli insegnamenti vedici portano ad una versione riveduta del proverbio tradizionale: “La parola è d’argento, il silenzio è d’oro – ma la parola spirituale è di diamante.”

Caitanya Carana Dasa