venerdì 20 novembre 2015

Recitando le parole dei Veda Brahma creò i nomi e le forme



suono sabda è ciò che esprime l'idea di un oggetto
Recitando le parole dei Veda Brahma creò i nomi e le forme
Sri Vedanta-sutra  P.24 V.2 - Srila Baladeva Vidyabhushana

Il Mimamsa-sutra afferma: autpattikas tu sabdenarthasya sambandhah (I Veda definiscono la relazione tra il nome e l'oggetto definito con quel nome eterna). Questa idea (che i deva siano anime incarnate) sarebbe quindi in contraddizione con l' eternità dei loro nomi contenuti nei Veda.
 
Sutra 28
sabda iti cen natah prabhavat pratyakshanumanabhyam

sabdah - le parole dei Veda; iti: così; cet - se; na- no; atah - da questo; prabhavat - a causa della creazione;  pratyaksha - a causa della sruti; anumanabhyam - e della smriti.

Se qualcuno obietta che questa idea non è coerente con la natura eterna delle parole dei Veda, allora io dico di no a causa della descrizione della creazione del mondo e anche a causa della testimonianza delle sruti e smriti.

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana
L'idea affermata qui (che i deva hanno dei corpi) non è in contrasto con la natura delle parole dei Veda. Perché? Il sutra afferma prabhavat pratyakshanumanabhyam (a causa della descrizione della creazione del mondo e anche a causa della testimonianza delle sruti e smriti. La creazione dei corpi materiali (dei deva e degli altri esseri dell'universo) è compiuta (da Brahma) ricordando le loro forme eterne archetipiche registrate nelle affermazioni dei Veda. Queste forme archetipiche sono eterne, esistevano già prima della manifestazione di tutti i corpi degli esseri viventi. Queste forme archetipiche sono descritte da Visvakarma nelle sue scritture con le parole yamam danda-panim likhanti varunam tu pasa-hastam (esse raffigurano Yama con una mazza in mano e Varuna con un cappio nella sua mano). Le parole dei Veda descrivono i deva e altri tipi di esseri viventi come nomi di alcune classi di entità viventi, proprio come la parola "mucca" è il nome di un certo tipo di essere vivente. I nomi dei deva non sono nomi di persone specifiche, come per esempio, il nome Caitra. Perché le parole dei Veda sono eterne Esse sono la sorgente originale della conoscenza. Ciò non è affatto in contraddizione con la spiegazione precedente del Mimamsa-sutra.

 Il Mimamsa-sutra affermava pratyakshanumanabhyam, "a causa delle prove fornite in sruti e smriti". La sruti ( Panca- vaimsati Brahmana ( 6.9,13,22 ) descrive come la creazione del mondo, sia stata preceduta dalle (eterne) parole (dei Veda), che fornirono la seguente descrizione: eta iti ha vai prajapatir devan asrijat asrigram iti manushyan indava iti pitriims tirah-pavitram iti grahan asuva iti stotram visvaniti mantram abhisaubhagety anyah prajah (recitando la parola ete dai Veda, Brahma creò i deva. Recitando la parola asrigram, ha creato gli esseri umani. Recitando la parola indava, ha creato i pita. Recitando la parola tirah-pavitram, ha creato i pianeti. Recitando la parola asuva, ha creato il canto. Recitando la parola visvani, ha creato i mantra. Recitando la parola abhisaubhaga, ha creato le altre creature).

Anche nelle smriti è confermato ciò con le seguenti parole (Vishnu Purana 1.5.64):

nama rupam ca bhutanam
krityanam ca prapancanam
veda-sabdebhya evadau
devadinam cakara sah

"Recitando le parole dei Veda all’inizio, Brahma creò i nomi e le forme degli elementi materiali, i rituali, i deva, e tutti gli altri esseri viventi."

Sutra 29
ata eva ca nityatvam

atah eva - quindi , ca - e ; nityatvam - eternità .
E proprio per questo motivo l'eternità (dei Veda è dimostrata).

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana

L' eternità dei Veda è dimostrata dal fatto che il creatore (Brahma) crea (il mondo) (recitando le parole dei Veda) (che descrivono) le forme eterne e ricordando (la creazione precedente). Kathaka Muni e (altri saggi) sono quindi semplici diffusori (e non autori dei Veda).

Una obiezione può essere sollevata. Le sruti spiegano che, ricordando le parole dei Veda Brahma crea le forme dei deva e degli altri esseri viventi. Questo può essere in riferimento a dopo la distruzione cosmica parziale (naimittika), ma come può questo metodo di creazione essere impiegato dopo la devastazione cosmica completa (prakrita), in cui tutto viene distrutto, e come possono i Veda essere eterni, sottoposti alle circostanze di tale distruzione totale?
 
Sutra 30
samana-nama-rupatvac cavrittav apy avirodho darsanat smrites ca

samana - stesso; nama - a causa dei nomi; rupatvat - e forme; ca - anche; avrittau - nella ripetizione; api - anche; avirodhah - non è una contraddizione; darsanat - a causa delle sruti; smrites - a causa delle smriti; ca - anzi.

Poiché i nomi e le forme rimangono gli stessi anche all'inizio di una nuova creazione, non c'è contraddizione. Anzi ciò è dimostrato da sruti e smriti.

SPIEGAZIONE di Srila Baladeva Vidyabhusana

La parola ca (anzi) è usata qui per dissipare ogni dubbio. Che dopo una devastazione cosmica completa ci sia una nuova creazione non smentisce affatto l’eternità delle affermazioni Vediche. Perché? Il sutra afferma samana-nama-rupatvac cavrittav apy avirodho darsanat smrites ca
 ( Poiché i nomi e le forme rimangono gli stessi anche all'inizio di una nuova creazione, non c'è contraddizione. Ciò è dimostrato da sruti e smriti). Il significato qui è "perché i nomi e le forme precedentemente pronunciate rimangono gli stessi". Al tempo del grande devastazione cosmica i Veda eterni e le forme archetipiche eterne descritte dai Veda vengono assorbite dal Signore Hari, il maestro di tutte le potenze trascendentali, e dimorano in Lui, diventando un tutt'uno con lui. Al momento della creazione successiva vengono di nuovo manifestate dal Signore. Il Signore Hari e Brahma precedono entrambi con i loro atti di creazione attraverso la recitazione dei mantra Vedici, che conducono alla meditazione sulle forme archetipiche. Al momento di una nuova creazione, il creatore ricorda ciò che precedente aveva creato in questo modo Egli di nuovo crea come aveva fatto precedentemente. Questo è come un vasaio che, dicendo la parola "vaso", ricorda lo stile e la forma di vasi precedentemente costruiti, e da ciò ne costruirà altri. Allo stesso modo il processo di creazione viene attuato sia dopo la devastazione cosmica parziale, sia dopo la devastazione cosmica completa.

Come possiamo dichiarare tutto ciò? Il sutra afferma darsanat smrites ca ( perché questo è dimostrato da sruti e smriti. Le sruti affermano:

atma va idam eka evagra asit sa aikshata lokan utsrijah

"In principio esisteva solo la Suprema Personalità di Dio. Egli pensò: (Io creerò molti mondi)”. Aitareya Upanishad 1.1

yo brahmanam vidadhati purvam yo vai vedams ca prahinoti tasmi tam

"Il Signore Supremo creo i Veda e li trasmise a Brama”.
Svetasvatara Upanishad 6,18

surya-candramasau dhata yatha-purvam akalpat

"Brahma creò il sole e la luna, come aveva già fatto in precedenza".
Rg Veda

Le smriti affermano:

nyagrodhah su-mahan alpe
yatha bije vyavasthitah
samyame visvam akhilam
bija-bhute yatha tvayi

"O Signore, proprio come un grande albero di banyano è contenuto all'interno di un piccolo seme, allo stesso modo, al momento della devastazione cosmica l’intero universo dimora in Te, il seme da cui esso era germogliato in origine".
Vishnu Purana

narayanah paro devas
tasmaj jatas caturmukhah

"Narayana è la Persona Suprema. Da lui nacque Brahma dalle quatro teste".
Varaha Purana

tene brahma hrida ya adi-kavaye

"Il Signore Supremo all’inizio infuse la conoscenza Vedica nel cuore di Brahmaji, l’essere vivente originale".
Srimad Bhagavatam 1.1.1

In sintesi:
Il Signore Supremo, al termine del periodo della devastazione cosmica, meditò sull'universo materiale come era stato in precedenza, desiderando nel suo cuore. "Io mi espanderò in molteplici forme" differenziando di nuovo le jive e gli elementi materiali che erano stati assorbiti al Suo interno, creando ancora, come era prima, l'universo materiale dal mahat-tattva attraverso Brahma, manifestando i Veda esattamente come erano prima, infondendo l’insegnamento dei Veda nel cuore di Brahma, impegnando Brahma nella creazione delle forme dei deva e degli altri esseri viventi come erano prima, ed entrando personalmente nell'universo per controllarlo dall'interno. Divenuto onnisciente per la misericordia del Signore Supremo, Brahma, meditando sulle forme archetipiche descritte nei Veda, creò i deva e le altre creature come erano prima. In questo modo si spiega la relazione tra i nomi dei deva guidati da Indra e le loro forme archetipiche descritte nei Veda.

sabato 7 febbraio 2015

OLTRE IL SILENZIO C'E' IL SUONO....




Il silenzio può essere d'oro ma, c'è un suono che vale di più.
Come un bambino che non sa niente della carta moneta, non vede differenza tra la carta straccia e un biglietto da cento dollari, così una persona spiritualmente immatura, che non conosce i valori spirituali, non vede differenza tra il comune suono materiale e lo straordinario suono spirituale. Il suono materiale agita la nostra mente, mentre quello spirituale la rasserena. Il suono materiale aggrava e tende a perpetuare la nostra amnesia; il suono spirituale la rende più leggera e libera. Il suono materiale ci lega, quello spirituale ci libera.  

La maggior parte delle persone parla perché trova che parlare sia più tollerabile del silenzio” recita un impertinente slogan da T-shirt. Si tratta senza dubbio di una generalizzazione, ma non contiene un granello di verità? In molte persone stressate e sofferenti, anche quando la bocca tace, la mente grida e parlare offre una facile distrazione dal caos interiore. Questa è la ragione per cui la Bhagavad-gita (17.16) definisce mauna (il silenzio) come un’austerità, non della bocca ma della mente. Mauna non è l’incapacità di una persona muta a parlare o la riluttanza a parlare di una persona che articola male le parole o la decisione di una persona loquace di non parlare; è la serenità della mente che ci rende capaci di ascoltare la voce guida del Signore dentro di noi. Naturalmente il parlare e il silenzio hanno entrambi la loro utilità. Nella vita quotidiana, parlare è un mezzo potente ed essenziale per comunicare. In tutta la storia, i riformatori sociali (e i deformatori) hanno galvanizzato i propri seguaci con la potenza delle loro parole. Dall’altra parte i ricercatori hanno meditato in silenzio per trovare l’illuminazione interiore. Possiamo allora concludere che la parola è un veicolo per le trasformazioni sociali e il silenzio per le trasformazioni individuali? L’aforisma che conclude il Vedantasutra: anavrttih sabdat, risolve questa dialettica introducendo un’affascinante dimensione più elevata: il suono oltre il silenzio.

UN MODELLO MATEMATICO DELLA VITA


Rappresentiamo la nostra ricerca della felicità come un movimento lungo l’asse delle Y in un modello matematico della vita. Noi tutti siamo esseri spirituali eterni che, a causa di un’amnesia spirituale, stiamo erroneamente identificandoci con i nostri corpi materiali temporanei. L’attività materiale, a cominciare dalla parola materiale, aumenta la dimenticanza della nostra naturale gioia spirituale e ci condanna ad infinite ansie e sofferenze. Questo ricade sulla parte negativa dell’asse delle Y. L’inattività materiale associata con lo yoga tradizionale comincia con il silenzio temporale. Questo permette di controllare la preoccupazione per quello che è temporale e ci dà sollievo, ma da solo non fa rivivere la nostra memoria spirituale. Srila Prabhupada paragona l’inattività dello yoga e la liberazione ad essa associata con la convalescenza — non malato ma neppure in buona salute. Perciò questo trova rappresentazione nell’origine (punto zero) sull’asse delle Y, ma l’attività spirituale, che comincia con il suono spirituale, guarisce la nostra amnesia collegando la nostra coscienza con la supremamente attraente fonte di ogni piacere, Dio e c’illumina e ci vivifica con saggezza e felicità divine. Questo dunque ricade sull’asse positivo delle Y.

Un matematico principiante potrebbe erroneamente pensare che gli assi positivo e negativo siano identici. Allo stesso modo uno spiritualista neofita potrebbe erroneamente pensare che il suono spirituale e materiale siano identici. Noi però possiamo comprendere questa differenza per mezzo dell’intelligenza e sperimentarla nella pratica. Come un bambino che non sa niente della carta moneta, non vede differenza tra la carta straccia e un biglietto da cento dollari, così una persona spiritualmente immatura, che non conosce i valori spirituali, non vede differenza tra il comune suono materiale e lo straordinario suono spirituale. Il suono materiale agita la nostra mente, mentre quello spirituale la rasserena. Il suono materiale aggrava e tende a perpetuare la nostra amnesia; il suono spirituale la rende più leggera e libera. Il suono materiale ci lega, quello spirituale ci libera. Poiché tutti i suoni sono emessi dalla stessa bocca, che cos’è che rende spirituale un suono? La sua connessione con la sorgente e il sostegno di tutta la spiritualità: il supremo essere spirituale, Dio, che si trova sull’infinito positivo dell’asse Y. Il suono spirituale — la parola rivelata di Dio — è venerato in tutte le tradizioni di saggezza di tutto il mondo. Nella tradizione cristiano giudaica, San Giovanni (1.1) afferma: “In principio c’era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio.” Nella tradizione vedica, gli inni, i versi, i canti, i mantra, i bhajana e i kirtana invitano gli impavidi spiritualisti verso i più elevati domini dell’illuminazione e dell’appagamento dei desideri.

IL SUONO DEL SANTO NOME

Quanto più è grande la connessione di un suono con Dio, tanto più grande è la sua potenza spirituale. Il suono più intimamente legato a noi è il suono del nostro nome personale. Lo stesso vale per Dio. Perciò il suono spirituale più potente è il santo nome di Dio. In verità il santo nome di Dio è identico a Dio, come affermato nel Padma Purana: abhinnatvan namanaminoh. Perciò cantare il santo nome ci purifica, portandoci ad un immediato e diretto contatto con Dio. La meditazione con il mantra — meditazione sul mantra composto dai santi nomi di Dio — sintonizza progressivamente la nostra coscienza con il livello spirituale, dove possiamo ricevere la guida dell’Anima Suprema che è nel cuore, che è identica al santo nome. Quindi il canto con una sola rapida mossa ottiene quello per cui mauna impiega due mosse lente e difficili: per prima cosa fa tacere il clamore della mente e poi percepisce la voce dell’Anima Suprema nel cuore.

La Kali Santarana Upanisad, una scrittura che contiene pratiche adatte alla nostra era attuale, afferma inequivocabilmente: “In questa era non c’è altro mezzo di purificazione del canto del maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.” Il santo nome non solo è il più efficace per la purificazione, ma consente anche ai devoti, attraverso la meditazione di gruppo sul suono del santo nome, sankirtana, di poter gustare simultaneamente la felicità divina e di condividerla anche con gli altri. Srila Prabhupada scrive: “Gli argomenti svolti da Sri Krishna sono così di buon auspicio che purificano colui che parla, colui che ascolta e colui che fa domande.” (Srimad-Bhagavatam 2.1.1 Spiegazione) Perciò il suono spirituale sintetizza le virtù del suono materiale e del silenzio offrendoci un mezzo unico per una simultanea trasformazione sociale ed individuale. Quindi gli insegnamenti vedici portano ad una versione riveduta del proverbio tradizionale: “La parola è d’argento, il silenzio è d’oro – ma la parola spirituale è di diamante.”

Caitanya Carana Dasa